La quartina....
Olanda: Little Esther
Era la prima volta che partecipavo ad un concorso fotografico e non mi rendevo conto cosa significasse il ritorno di un cartolina tutta bianca di risposta alla mia partecipazione, la guardai più volte e non capendo mi dissi, devo andare a vedere la selezione delle immagini in mostra. Era una fredda domenica di non ricordo quale mese e con la mia Fiat Uno Diesel partii alla volta di Rignano sull'Arno. Rimasi colpito dalla maggior parte di quelle foto, nei miei occhi rimasero impresse molte di quelle immagini e nelle orecchie risuonarono a lungo le parole dello speaker che decretava il 3C di Cascina quale circolo vincitore del concorso, con tanto di mega coppa alzata al cielo con orgoglio. La mia partecipazione aveva avuto uno scarso successo e mi resi conto che dovevo cercare un confronto, ero davvero demoralizzato e fuori strada, ero agli inizi delle sperimentazioni di camera oscura e non avevo nessuna guida. La mia prima reflex fu un regalo che strappai ai benefit di mia madre ( a proposto mamma mi manchi, se ci sei da qualche parte ti mando un abbraccio fortissimo sino a levarti il fiato...) Decisi che dovevo muovermi, dopo preventiva telefonata al circolo nella figura del presidente, un venerdì partii da solo per farmi 45 minuti di macchina e raggiungere la vecchia sede in Via Comaschi (se la mente non mi inganna…) Una novità assoluta per me entrare in un circolo dove tutti mangiavano "pane e fotografia" partecipando a concorsi con successo in tutta Italia. Avevo sotto braccio una cartella verde, che credo di avere ancora da qualche parte, dentro ci misi 3 immagini che avevo fatto in Olanda in un viaggio da giovani diciottenni all'avventura e alla scoperta di mondi sconosciuti. Erano stampate nel formato 18x24 su carta Ilford semi-matt, le pellicole Kodak TRI-X invece erano state sviluppate da un amico, io non ero ancora attrezzato con tank e spirali….. Ricordo tutto, dopo i convenevoli di rito, fui presentato a tutti come il tipo che aveva chiamato da Cecina per vedere come funzionava il circolo, ero intimidito da quei personaggi che fino a pochi minuti prima avevano snocciolato premi e foto strepitose. Mi sudavano le mani e pregavo che nessuno mi dicesse cosa c'era in quella cartella, ma se mi ero fatto 50 km per far vedere quelle maledette tre immagini dovevo gioco-forza farmi coraggio. Ricordo che Oreste mi disse: "hai portato qualcosa da far vedere?" Ovvia ormai non potevo tirarmi indietro, tirai fuori dalla cartella verde le foto che nel frattempo sembravano fossero diventate più piccole di come erano. Furono esposte sul tavolo e iniziarono le discussioni in merito. La prima cosa che mi chiesero, "come mai ne hai portate solo tre?", la risposta fu scontata "...non ne ho altre…" Ricordo ancora le parole che mi vennero dette: "Mahhh ti dirò, gli scatti ci sono, il bianconero è piuttosto deludente e va rifatto di sana pianta, inoltre devi trovare un'altra immagine per completare la quartina..." (a quel tempo per fare i concorsi di dovevano inviare quattro immagini - LE QUARTINE) Non capivo nulla: concorsi, quartine, mi dissero di acidi che ancora non avevo sperimentato, di usare carta Agfa Portriga a tono caldo ad alto contrasto, come dovevo fare per presentare le foto, come montarle, come utilizzare il cartoncino nero 30x40, come montare le foto su un foglio bianco leggero lasciando un bordo che avrei potuto fare direttamente in stampa con il marginatore di 2/3 mm e rifinire con la china per staccare dal rigo bianco. AIUTOOOOO Tornai a casa con una forza e un'energia impressionante, mi misi al lavoro giorno e notte, cercai tra i negativi la quarta foto, impacchettai tutto con tanto di cartoncino comprato in quantitativi industriali da una tipografia (mi svenai), comprai la china e relativa penna da disegnatore con pennino dorato dal mio amico Giorgio (un saluto ovunque tu sia...) e tornai al circolo il venerdì dopo…. quando aprii la mia cartella verde gonfia di orgoglio e passione ricordo che al circolo ci fu il silenzio, solo Silvio disse: con questa quartina ti toglierai delle soddisfazioni. Le inviai a un concorso, la cartolina che mi torno' aveva 4 volte la lettera P….quando mi spiegarono che avevo vinto il primo premio assoluto per poco non svenni…. e da quel giorno ho vissuto un lungo periodo di quartine e concorsi girando ogni domenica per mostre e scoprendo un mondo fatto di gente ricca di energia e voglia di fare.... Grazie a chi ho incontrato in tutti questi anni nel mio cammino che mi hanno voluto bene e a cui ho dato il mio affetto e soprattutto... grazie 3C di Cascina... Roberto Nencini
di seguito le foto della mia prima quartina:
il cappellino...oggi quel cappellino è nelle mia mani.... ricordo quel bambino come fosse ora, rimase con me tutto il giorno prendendomi per mano, non me la lascio' mai, nonostante ragazzino aveva mani rugose, rese così dalla dura vita, ma nello stesso tempo calde e gracili. Un rapporto durato un giorno, ma sembrava ci conoscessimo da sempre. Quando ci siamo salutati mi ha lasciato quel cappellino che aveva tessuto con le sue mani, lo conservo gelosamente... rimarrà sempre con me, così come terrò vicina quella mano polverosa e delicata... spezzoni di vita che mi porto dentro con affetto. Da sempre, quando incontro una persona, guardo le sue mani e riesco a capire molte cose, sono un segno scritto della personalità... quella di quel bambino era particolare, la ricordo bene, aveva un significato profondo quella stretta di mano: "... era bisogno di amore ..."
Mali - Villaggio di montagna il senso del viaggio...
Ci sono viaggi che ho scelto ed altri che credo mi abbiano scelto. Inconsapevolmente in molte delle mie esperienze di viaggiatore mi sono trovato a non fare nessuna verifica prima della partenza… vado e scopro tutto sul posto, un programma di massima e via…. si parte. Basta veramente poco per iniziare a muovere la testa e farla coincidere con la sete della conoscenza, dicono che viaggiando e conoscendo gli altri scopriamo noi stessi, forse...... al mio ritorno ero più ricco, quella ricchezza e quel sapore della vita che non è facile descrivere. Sogni, fantasie, richiami lontani di strade mai percorse, mari mai navigati e deserti sconosciuti, una voglia di fuggire, di scegliere e dare un senso alla vita, una sorta di libertà dalla costrizione che il mondo sia fissità e immutabile continuità. Come se l'uomo fosse una cosa sola e non avesse molteplici aperture alla vita. Si può viaggiare a pochi chilometri dalla propria casa e scoprire cose meravigliose, avere destinazioni che hanno il senso della conoscenza e del desiderio di essere felici. Desiderio che non vuole avere significato di avidità, spesso si cerca il desiderio illusorio che non potrà mai venire definitivamente appagato, come volere quella cosa e una volta avuta tornare insoddisfatti nella quotidiana realtà. Non ho mai pensato ad una boccata di ossigeno, cosa fa pulsare tutto è il cuore, e quando ci si muove in quel senso il risultato è rotondo. Io mi innamoro di quel percorso, non importa dove vado, mi spoglio dei miei panni di ogni giorno e mi incammino, le strade hanno polvere, fango, asfalto, hanno il potere del movimento e mi piace pensare di non avere scopi speciali, mi piace volare se possibile alto e lontano nell'immensità del mondo. Un giorno farò un telegramma che è il Senso del mio viaggio e scriverò soltanto "sono partito …" buon viaggio Roberto
Bibbona - Alfredo
Olanda - Esther
ho scelto due immagini per questi miei pensieri, la prima mi rappresenta molto: Esther... una bambina meravigliosa che stava giocando....sono convinto che ha viaggiato molto e fatto grandi scoperte, aveva occhi curiosi come li avevo io mentre la fotografavo. ...nulla e' superfluo...Grazie a Erika e Claudio, sono solo parole, ma non voglio perderle.... le porto con me...
Mali - Coranic chool
"E' sempre una gioia eccezionale sentire come si formano le prime parole lette sulle labbra dei piccoli ... una gioia ancora grande sentire queste parole lì, dove imparare a leggere fa differenza nella società e apre una porta per un futuro più speranzoso ... dove le prime parole lette non sono poesie giocose e divertenti, ma sono parole di preghiere ... La tua sensibilità ha colto questo sguardo orgoglioso ... " (Erika Balogh)
"...sono rarissime le foto che da sole valgono un reportage, ma quando le incontri le riconosci subito: togli la mano dal mouse e cominci a leggere tutta la storia, ci vuole tempo, perchè superata l'emozione di quegli occhi, devi esplorare la ricchezza di elementi che hai saputo raccogliere e comporre in un perfetto insieme dove nulla è superfluo e tutto in armonia, un invito a sedersi accanto a loro ed imparare cos'è il mondo" (Claudio Minghi) Le parole perse...Scrivo, racconto, commento e girato l'angolo più nulla. Perdo le parole e non me ne accorgo se non fermandomi un poco, tutto evapora in breve tempo, resto solo a cercare nel cielo il passare degli anni, perdendo le parole. Allora vorrei ritrovare ciò che ho perso, corro indietro per vedere cosa ho scritto, cosa ho raccontato, ma come nel vento rimangono parole perse e discorsi slacciati senza alcun senso. Scrivendo faccio collegamenti e ritrovo canzoni, brani che mi hanno accompagnato e le cui parole mi fanno luce. Citando uno dei miei cantanti preferiti nel brano "Ho perso le parole" ritrovo in quel lontano 1998 dal film Radiofreccia un po' della mia vita, la nascita delle prime radio libere...., ed erano libere davvero, ed io c'ero dietro ai piatti e al mixer, ed avevano uno spirito di grande conquista, che poi il tempo ha ridotto a radio sempre più commerciali. Anche in quel caso ho perso le parole, ho perso alcuni ricordi che mi appuntavo e che rimasero nella vecchia casa dove neo-diciottenne mio padre morì: non ebbi mai più il coraggio di andare nella mansarda per recuperare le mie cose. Scrivevo poesie, appuntavo in un diario la mia vita, erano parole e ora anche quelle le ho perse. A volte mi chiedo se è meglio così, perdere le parole è perdere i ricordi? NO.... quelli li ho stretti nella testa e nel cuore, e nessuno li può spostare, macigni fermi inamovibili, sogni vissuti e vite spezzate, potrei dire citando "ho perso le parole oppure sono loro che perdono me"..
....mi prendo per mano e mi accompagno lontano ad ascoltare questi suoni che in definitiva sono solo PAROLE. Roberto
Budapest - Central 1887
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