Sono poche le foto che restano nella mente, appese alla memoria, nel corso della vita. Poche che regalano quell'impagabile sensazione di felicità per averle scattate. The Prayer e' una di quelle. Non è l'immagine in se' stessa, non sono i canoni delle bellezza o le regole della tecnica che ospitano la sua unicità. È' il meccanismo dei ricordi, lo scorrere degli eventi fuori e dentro l'obiettivo, fatto di quegli episodi del cuore che si succedono come in un prezioso verbo accadere. A volte, per questi motivi e forse per mille altri che non comprendo io stesso, sento una sensazione di estraneità speciale. Come quella di un osservatore. Come se questa immagine non fosse nemmeno mia e la stessi guardando da fuori. Infine arriva il momento in cui la mente si stacca da me e riconosco che in quella piccola scuola in un villaggio lontano da tutto, c'ero io, una finestra alle spalle dei bambini in preghiera, un foglio bianco in terra che rifletteva la luce e un suono dolce e continuo. Un suono quasi irreale, quel click ovattato dello scatto meccanico della mia macchina, in quel preciso istante, fermando quel momento per sempre.
Roberto