Mi’ padre me diceva: fa’ attenzione
a chi chiacchiera troppo; a chi promette;
a chi, dop’èsse entrato, fa: “permette?”;
a chi aribbarta spesso l’opignone.
E a quello co la testa da cojone,
che nu’ la cambia mai; a chi scommette;
a chi le mano nu’ le strigne strette;
a quello che pìa ar volo ‘gni occasione …
… pe dì de sì e offrisse come amico;
a chi te dice sempre: “so’ d’accordo”;
a chi s’atteggia com’er più ber fico.
A chi parla e se move sottotraccia;
ma soprattutto a quello, er più balordo,
che, quanno parla, nun te guarda in faccia.
(Aldo Fabrizi)
non posso fare a meno di leggere e rileggere i versi di questa poesia in romanesco di uno dei grandi della nostra nazione,
parole semplici, vere come lo era la gente di quel tempo, e mio padre con tutti i limiti di uomo era uno di quelli….
La vera felicità ho scoperto che sta nella distanza, in quella che in qualche modo diventa una privazione, una persona si ama di più se non si può toccare. Nella privazione assaporiamo l'essenza di ciò' che amiamo, io oggi non ti ho più padre, ma il bene e la mia felicità sono rotondi perchè non c'è nessuna sovrapposizione. Siamo io e te, nella memoria eterna.
Mi piace vedere la mia vita come una vecchia pellicola da srotolare, e nello svolgere dei fotogrammi ho avuto voglia di scriverti una lettera. Lettera che mi rendo conto non avrà una fine, ogni volta che ho pensato a come chiuderla, improvvisamente i ricordi sono partiti da capo e tutto è ricominciato. Mi peno per il silenzio di quello che avrei voluto dirti, non mi sono aperto molto con te, mi incutevi timore e a volte mi risultava difficile parlarti, so che nel tuo modo semplice di stare con me c'era il frutto di un dolore lontano, l'avermi perso da piccolo ed avermi ritrovato grandicello. Eri orgoglioso di tuo figlio e mi presentavi a tutti con un piacere che solo un padre può conoscere. Eri severo, ma nello stesso tempo simpatico e mi facevi tanto ridere, eri spassoso, i tuoi amici ti venivano a cercare per stare con te: il Nencio (oggi anche io ho questo nick, ma nulla a che fare con il Nencio padre). Se tu fossi qui ora parlerei per ore, ti presenterei mia figlia che non hai conosciuto, ti direi del mio lavoro e di quella cosa che mi hai fatto avere da piccolo, la macchina fotografica…. poi starei ad ascoltarti, chissà quante cose avresti da raccontarmi…. c'è mancato il tempo e quel cazzo di tempo ha ucciso i nostri sogni. Te ne sei andato quando avevo bisogno di te, mi hai lasciato solo e mi sono dovuto arrangiare in tutto, mi sono trovato uomo in pochissimo tempo, senza il tuo appoggio e e senza l'appoggio di chicchessia. Ho provato a seguire il tuo esempio, sono inciampato molte volte, sto ancora provando a non sbagliare, ma se continuo a farlo è perchè come te ho scelto sempre le strade più complicate, ma tu eri molto più forte di me nel sapere come risolvere le cose...
Quando te ne sei andato l'idea che a mio volta sarei diventato grande non mi sfiorava nemmeno, ora che ho un'età che si avvicina molto a quando mi hai lasciato, sento davvero quanto il tempo non ci abbia preso per mano….e quella strada lunghissima ora la vedo più corta e so che ci troveremo ancora, liberi di sentire di nuovo il leggero contatto della nostra mano.
Negli ultimi giorni della tua vita mi chiedesti di portarti a Livorno a vedere la Terrazza Mascagni, oggi riprendo la mia vecchia e gloriosa Canon, torno alla Terrazza luogo di incontri e storie di vita, la carico con un vecchio rullino in bianconero e mi accingo a farti un altro ritratto.....guardami
Ciao padre mio, mi manchi….tanto
Tuo Roberto
Pontelangorino - Maglificio ROBERT (Al suo Maglificio dette il mio nome)
LIVORNO - Terrazza Mascagni, era il 1979, l'anno dopo te ne sei andato...